Nei primi mesi di vita del neonato, l’uso del sondino rettale può essere un valido aiuto in caso di coliche o di difficoltà ad evacuare. Scopriamo insieme come utilizzare correttamente il sondino, quando farlo e quale scegliere, nel rispetto della fisiologia del neonato.
Perché usare il sondino rettale nel neonato: l’intestino del neonato
Un bimbo appena nato deve imparare tantissime cose: durante 9 mesi di vita intrauterina è stato protetto e cullato dalla mamma in ogni istante, mentre una volta venuto al mondo dovrà fare i conti con una realtà diversa, sotto molti aspetti.
Il primo tra questi sarà un nuovo modo di alimentarsi, non più attraverso il cordone, ma con l’allattamento. E da questo cambiamento deriva anche la messa in moto dell’apparato intestinale, che fino al momento della nascita il neonato non sa neanche di avere. Così, all’incirca ad ogni poppata, il bimbo in genere evacua, un po’ stranito e infastidito da questa cosa nuova.
Coliche gassose e difficoltà ad espellere le feci, rendono il neonato irritabile e incline al pianto inconsolabile, con conseguente scoraggiamento dei genitori che non sanno come aiutarlo. Proprio in questo contesto il sondino rettale può essere un valido aiuto.
Frequenza delle evacuazioni di un neonato
E’ un argomento piuttosto discusso e che in qualche modo preoccupa i genitori, specie se al primo figlio, che si interrogano sulla frequenza, la consistenza, il colore e altri particolari che possono sembrare anomali. Chiariamo due punti fondamentali a riguardo.
Dopo i primissimi giorni di vita, dove il bambino espelle il meconio (nero-verdognolo e appiccicoso), le feci si trasformano e si definiscono di transizione, cioè formate da meconio e residui alimentari, assumendo una colorazione verdognola. Il cambiamento poi continua e al termine della prima settimana di vita il bambino emette delle feci che possono essere leggermente differenti a seconda dell’alimentazione.
Se allattato con latte di mamma sono piuttosto liquide, di color giallo ocra, a volte con residui granulosi di colore bianco. E’ tutto normalissimo: sono granelli di caseina, la proteina contenuta nel latte, che se ingerita in eccesso viene espulsa in questo modo.
Se allattato con latte formula o artificiale che dir si voglia, sono invece più pastose, di color giallo chiaro o marroncine e un po’ meno frequenti di quelle prodotte da un allattato al seno, almeno per le prime settimane di vita.
Nelle prime settimane di vita la frequenza dell’emissione delle feci può anche essere uno strumento per assicurarsi che il bimbo stia mangiando a sufficienza, specie se allattato al seno e di conseguenza la quantità di latte non sia direttamente misurabile. I pannolini bagnati e le feci possono dare delle indicazioni sull’andamento dell’allattamento e magari portare la mamma a rivolgersi a una consulente per migliorare attacco e produzione.
Col proseguire dei mesi però la frequenza delle scariche fisiologicamente si riduce, da più volte al giorno (anche dopo ogni poppata) fino a uno o due episodi quotidiani, ma anche uno ogni due o tre giorni. Questo in genere destabilizza i genitori, che si chiedono se il bimbo abbia bisogno di un aiuto per evacuare.
Quando possiamo parlare di stitichezza del neonato
Per un lattante si parla di stipsi quando si ha la mancata espulsione delle feci da almeno 4 giorni o l’emissione di feci caprine o sanguinamento. In questi casi è indispensabile rivolgersi al pediatra, che valuterà dal punto di vista clinico la situazione e darà i suggerimenti più idonei del caso.
Se il bimbo non evacua da un giorno o due e si lamenta, questo può essere dato non dalla stitichezza, ma dal semplice fatto che il neonato non ha ancora maturato un adeguato coordinamento tra la spinta e il rilascio dello sfintere anale: volgarmente si dice che “deve imparare a spingere”.
Spesso i genitori, nel vedere il bimbo diventare rosso durante la fase di spinta, piangere e contorcersi, cadono nell’errore di ricorrere a supposte o clisteri, ignorando che ci sono metodi migliori per aiutarlo senza interferire con la naturale fisiologia del bambino.
Come aiutare il neonato a rilasciare le feci: il sondino rettale e altri metodi naturali
- massaggi sul pancino
- ginnastica delle gambine
- stimolazione dell’area anale
Per l’ultimo punto, si può utilizzare il sondino rettale: i pediatri lo consigliano, preferendo questo ai clisteri perché svolge la sua azione in maniera meccanica senza irritare l’intestino come i preparati a base di glicerina. Educa il bambino a sentire il rilascio dello sfintere anale, insegnandogli la giusta fisiologia dell’atto dell’evacuare.
In genere si utilizza i primi mesi di vita del bimbo, perché poi la situazione tende a regolarizzarsi da sola, e una volta che si inizia con lo svezzamento si possono adottare strategie alimentari per migliorare il transito intestinale.
Punta del termometro, cotton fioc, sedano: alternative potenzialmente pericolose al sondino rettale
In anni di frequentazione di gruppi di mamme e forum, ne abbiamo raccolte parecchie. Diamo una risposta motivata al perché questi metodi alternativi sono pericolosi per la salute del vostro bimbo.
- La punta del termometro, anche se flessibile, non sarà mai morbida come il silicone di cui è fatto il sondino rettale. Ciò comporta la reale anche se remota possibilità, che durante l’utilizzo del termometro questo possa creare delle piccole lesioni interne al bimbo.
- Il cotton fioc è una delle alternative peggiori. Anche se imbevuto di olio, il cotone non ha una superficie liscia e quindi crea inevitabilmente attrito con le mucose. Questo può creare microlesioni e irritazioni, senza una reale necessità, visto che ci sono alternative migliori.
- Il gambetto di sedano onestamente non sappiamo come possa essere considerata un’alternativa, ma ci rendiamo conto che è una prassi utilizzata. Ci limitiamo a dire che, usando un piccolo gambo, questo può spezzarsi e restare all’interno del retto
Il sondino rettale è il metodo più sicuro e meno invasivo, perché è in silicone morbido e flessibile. Inoltre il sondino presenta un foro che aiuta sia nell’espulsione dell’aria intestinale, sia come punto di riferimento per evitare di andare troppo in profondità. Può essere riutilizzato lavandolo con acqua calda saponata e cambiato dopo qualche utilizzo, ad un costo irrisorio, per cui non è questo a incidere sulla scelta di metodi alternativi discutibili.
Come scegliere il sondino rettale per neonati
Nell’immagine in alto e nella griglia riassuntiva qui a lato, potete vedere una serie di sondini con le relative misure, facilmente distinguibili in base al colore.
In genere quello che vi viene venduto in farmacia per questo uso è quello di colore nero: misura CH 10 (come vedete una delle più piccole), diametro 3.3mm e lunghezza 18.
La misura quindi è piccolissima e non causa alcun fastidio durante l’uso e se usata correttamente è del tutto sicura anche per un neonato.
Uso corretto del sondino rettale
Lubrificare bene il sondino con olio d’oliva o di mandorle, inserire delicatamente per circa 3 cm e muovere molto lentamente disegnando piccoli cerchi.
Non inserire più in profondità e compiere dei movimenti appena percettibili.
Se l’ampolla rettale è piena (d’aria o di feci) si svuoterà dopo un minuto o due. Se invece non è piena, l’effetto meccanico stimolerà comunque il retto e il bimbo potrà evacuare dopo 5/10 minuti.
Coliche e sondino rettale per il neonato
Come già accennato sopra, il sondino è utile anche per le coliche gassose, perché munito di un foro che permette all’aria di fuoriuscire dall’estremità opposta del tubicino. In questo caso può essere necessario inserire il sondino un po’ più in profondità, senza muoverlo in modo circolare.
Avanzare pochi mm alla volta senza andare troppo a fondo e associare l’uso del sondino ai massaggi al pancino e alla ginnastica delle gambine.
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